15 gennaio 2017

Pidocchi: scopri le strategie per combatterli

È arrivato l’avviso che segnala “casi di pediculosi” all’asilo? Nulla di sorprendente: le epidemie di pidocchi continuano a essere all’ordine del giorno. E sembra persino che questi fastidiosi insetti stiano diventando più resistenti: succede negli Usa, ma anche da noi la situazione sta peggiorando. Colpa dell’abuso di trattamenti quando non ce n’è bisogno. Diffondendosi nell’ambiente, rendono questi insetti ancora più forti.

 

Come riconoscerli?

Piccoli come moscerini, ma grigi, piatti e con zampette uncinate che permettono loro di attaccarsi fortemente ai capelli. I pidocchi sono in grado di perforare la cute e succhiare il sangue, di cui si nutrono. Quando lo fanno, depositano una sostanza che provoca prurito e bruciore. Spesso riescono a mimetizzarsi, ma le loro uova no: le lendini sono biancastre e si attaccano al capello a circa un centimetro dalla cute. A differenza della forfora, vi rimangono incollate. “In caso di sospetto di una prima infestazione, meglio non affidarsi ai consigli del parrucchiere e nemmeno del farmacista”, sostiene Angelo Milazzo, pediatra e presidente regionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale – Sicilia. “Solo il pediatra, con la lente e la luce giusta, è in grado di stabilire con certezza se ci sono oppure no e scegliere il trattamento più indicato a seconda dell’età”.

 

1° step: controlla così la sua testolina

Prima di correre a comprare prodotti antiparassitari, è fondamentale controllare bene la testa del bambino, per trattare solo chi ha davvero i pidocchi. “Anche se ci sono all’asilo, non è detto che il piccolo li abbia presi”, avverte il pediatra. “In caso di dubbio è dannoso ricorrere a trattamenti preventivi perché si contribuisce alla diffusione della farmaco resistenza da parte dei pidocchi, come sta accadendo con gli antibiotici da parte dei batteri”. L’unica indicazione, dunque, è controllare di frequente il capo del bimbo, pettinandolo tutti i giorni e scostando con attenzione le ciocche per osservare nei punti critici: nuca e orecchie. Se lo si fa con un pettinino d’acciaio a denti fitti, serve anche come prevenzione. Meglio effettuare il controllo vicino a una fonte luminosa ed eventualmente utilizzare una lente di ingrandimento.

 

2° step: procedi con il trattamento giusto

Nel caso si trovino pidocchi (ne basta uno vivo) e/o lendini, è necessario procedere con tempestività al trattamento. Ma qual è il più efficace? “Per i bambini sotto i 3 anni, è indicato un prodotto a base di piretrine naturali o di permetrina facendo attenzione ai tempi di posa indicati”, consiglia il pediatra. “Con i più grandicelli, dai 6 anni in su, funziona bene il principio attivo del malathion, considerato un po’ più forte”. Esistono anche formule che non contengono insetticidi e che agiscono ‘meccanicamente’ soffocando i pidocchi, come il dimeticone (tipo silicone), o tramite sostanze naturali. Non si tratta di prodotti di “serie B”: semplicemente non sono ancora così diffusi da permettere una valutazione di efficacia pari a quella di cui si dispone per i rimedi più usati a livello mondiale.

 

3° step: evita la re-infestazione

Qualunque trattamento si scelga, i pidocchi morti e le lendini vanno poi rimossi con il pettinino d’acciaio a denti fitti. “In questa fase, l’aceto può essere utile per ‘scollare’ più facilmente le uova”, sostiene il pediatra. “Per sicurezza, il trattamento va ripetuto dopo 7-8 giorni e, in caso di recidiva, meglio cambiare tipo di prodotto perché i casi di ‘resistenza’ sono sempre più frequenti”. L’intera famiglia va controllata (compresi mamma e papà) e la biancheria lavata a 60°. Per non mettere in lavatrice anche tutti i cuscini e i peluche, basta chiuderli in un sacchetto per due settimane (i pidocchi non sopravvivono lontano dall’ospite). A quel punto, la battaglia è vinta.

 

I 3 dubbi più comuni

Può tornare all’asilo il giorno dopo? SÌ. “Se si seguono scrupolosamente le indicazioni per eliminare i pidocchi, il bambino può tornare in classe il giorno successivo al primo trattamento. Se è stato allontanato dalle educatrici – se cioè l’infestazione è ‘ufficiale’ – ci vuole la certificazione del pediatra di famiglia”.

I pidocchi sono segno di scarsa igiene? NO “Al contrario, sembra che prediligano un certo tipo di capelli: lavati spesso, chiari e sottili. Non c’è quindi motivo di vergognarsi, non è necessario il taglio di capelli e il passaparola tra mamme è molto importante”.

Saltano da una testa all’altra? NO “Passano solo per contatto diretto o tramite oggetti infestati, come spazzole, elastici per capelli e berretti”.

 

Giocare d’anticipo si può

Sul sito del ministero della Salute è consultabile il dossier “Pidocchi… non perdere la testa!”.  Ecco le precauzioni raccomandate per evitare la trasmissione dei pidocchi e ridurre il rischio di contagio.

  • Educare i bambini a evitare lo scambio di oggetti personali, quali pettini, cappelli, sciarpe, nastri, fermagli per capelli e asciugamani. I piccoli vanno anche abituati a non ammucchiare i capi di vestiario.
  • Ispezionare almeno una volta alla settimana il capo – in particolare sulla nuca e dietro le orecchie – anche in assenza di avvisi o segnalazioni.
  • In caso di infestazione scolastica, sottoporre a un controllo sistematico tutta la famiglia, in particolare i più piccoli.

 

di Chiara Sandrucci

 



Fonte: http://www.ioeilmiobambino.it/neonato/pidocchi-scopri-le-strategie-combatterli_salute/

Nessun commento:

Posta un commento