11 febbraio 2017

Lenti a contatto: anche per i piccoli?

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L’età non è un problema per le lenti a contatto, ma a certe condizioni: devono essere prescritte dall’oculista quando ce n’è veramente bisogno e tutta la famiglia deve imparare a usarle. Non basta insomma, che il bambino rifiuti gli occhiali. Se la questione è puramente estetica o pratica, meglio aspettare.

Quando sono la soluzione migliore

“Nella decisione di mettere le lenti a contatto non conta tanto l’età, quanto piuttosto il tipo di patologia: nel caso di cataratta congenita vengono indicate, dopo l’operazione, anche a neonati di due mesi”, premette Elena Piozzi, direttore di Oculistica Pediatrica all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano. “Già a partire dai 2 o 3 anni possono essere prescritte in caso di miopia elevata – sopra le 5 o 6 diottrie – o anche se vi è molta differenza tra un occhio e l’altro”.

Senza preconcetti

È chiaro, però, che con bambini così piccoli ci vuole un’ottima collaborazione da parte della famiglia. “I genitori non devono avere preconcetti o preoccupazioni rispetto all’utilizzo delle lenti a contatto e avere il tempo di dedicare fino a 20 minuti ogni mattina per applicarle bene”, precisa l’esperta. “Dunque, l’oculista tiene conto anche di questi aspetti prima di prescriverle e si affida a un contattologo di fiducia che guidi la famiglia nel percorso di apprendimento, cosa che richiede tempo e impegno”.

Il training dal contattologo

Le lenti usate per i bambini sono scelte in base alla patologia e all’età. Possono essere anche le stesse “usa e getta” degli adulti (giornaliere, quindicinali o mensili), ma in caso di miopie elevate a volte si preferiscono le semirigide. “È necessaria la prescrizione medica e va scelto un negozio in cui lavori un contattologo esperto di bambini: la lente va provata, portata per una o due ore e poi rimossa. E così via, fino a raggiungere un massimo di 7 o 8 ore al giorno”, aggiunge l’oculista. “Il contattologo insegna come applicarle seguendo le principali norme igieniche e comportamentali: lavarsi bene le mani, riporre la lente nel boccettino, usare sempre i liquidi per la disinfezione e la conservazione, non superare il numero di ore consigliato e non metterle in caso di infiammazione”.

Ci vuole un’attenta sorveglianza

I piccoli portatori di lenti possono andare incontro a qualche problema. È quindi più che mai necessaria un’accurata sorveglianza. “La secchezza oculare può indurli a stropicciarsi gli occhi o a toccarsi con le manine sporche e, così, aumenta il rischio di congiuntiviti, abrasioni della cornea o cheratiti, cioè infiammazioni della cornea”, spiega Elena Piozzi. “Perciò il semplice rifiuto da parte di un bambino di 3 o 4 anni di portare gli occhiali non è una ragione sufficiente per passare alle lenti a contatto”.

Il rifiuto degli occhiali non basta

Sono pochissimi i piccoli che non sopportano gli occhiali: il fatto di vederci meglio, in genere, li convince in fretta a portarli. “In ogni caso le lenti a contatto non possono essere tenute tutto il giorno e agli occhiali ci si deve comunque abituare. In caso di un difetto refrattivo comune, meglio quindi aspettare che i bimbi diventino più consapevoli”, conclude l’esperta. “In genere si fa un’eccezione solo se – come spesso accade – i genitori le chiedono per lo sport: tenendo conto delle esigenze del bambino, si prescrivono lenti a contatto per uso sportivo, anche perché vi si ricorre in modo meno costante e si utilizzano le ‘usa e getta’ giornaliere”.

 

di Chiara Sandrucci



Fonte: http://www.ioeilmiobambino.it/neonato/lenti-a-contatto-per-bambini_salute/

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