Il bambino è nato e il cordone pulsa ancora: meglio reciderlo immediatamente o aspettare qualche minuto? Uno studio dell’Università di Uppsala (Svezia), pubblicato online su JAMA Pediatric, conferma che è meglio attendere perché il clampaggio ritardato (o late clamping) riduce il rischio di anemia nei neonati. La ricerca, condotta in Nepal (un paese a basso reddito), ha preso in esame 540 neonati divisi in due gruppi, uno in cui il clampaggio è avvenuto a un minuto dalla nascita o meno e l’altro a 3 o più minuti. Nel secondo gruppo si è riscontrato un livello di anemia inferiore nei bambini di 8 e 12 mesi. Il ritardo del taglio del cordone di 180 secondi, quindi, secondo gli studiosi, rappresenta una misura efficace per ridurre l’anemia (la cui causa è il deficit di ferro) in una popolazione ad alto rischio con costi ridotti e senza effetti collaterali.
Taglio del cordone ritardato: è la via migliore anche in Italia?
“Assolutamente sì”, dice Enrico Ferrazzi, ginecologo, Vice Presidente del Comitato Scientifico di ASM, l’Associazione per lo Studio delle Malformazioni. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene già da qualche anno i vantaggi del clampaggio tardivo rispetto alla consuetudine, nata alla fine degli anni ’80, di recidere subito il cordone, e raccomanda di aspettare da uno a tre minuti. Anche in Italia è ormai la regola: il chirurgo deve sempre valutare questa possibilità, non solo in caso di parto naturale ma anche di taglio cesareo e, a maggior ragione, se il bambino nasce pretermine. L’unico caso in cui si rinuncia al clampaggio tardivo è quando c’è una situazione di emergenza”, spiega Enrico Ferrazzi. “Se si è scelto di condurre lo studio in Nepal è per dimostrare che i vantaggi di questa pratica per il bambino sussistono anche in aree a basse risorse. La carenza di ferro nella delicata fase di transizione tra la vita intrauterina e quella extrauterina, infatti, può avere delle ripercussioni negative sul piano cognitivo: a due anni dal parto si osservano delle differenze tra i bambini nati con il taglio tardivo e quelli venuti al mondo con clampaggio precoce”.
Come si interviene una volta nato il bambino?
“Mentre si attende di tagliare il cordone si pratica il ‘milking’ (spremitura): si fa scorrere cioè delicatamente un dito per quattro-cinque volte sulla vena ombelicale in modo da far defluire il sangue verso il bimbo”, spiega l’esperto. “Al clampaggio tardivo si associa, poi, in genere lo ‘skin to skin‘ (pelle a pelle): il bambino appena nato, con il cordone ancora integro, viene disteso sulla pancia della mamma. In questo modo, viene a contatto con i batteri sani materni, che hanno un effetto protettivo”.
Il clampaggio tardivo ha anche dei “contro”?
Ritardando il taglio, se da un lato si riduce il rischio di anemia, dall’altra aumentano le probabilità che nei giorni successivi alla nascita si sviluppi ittero neonatale: un disturbo molto comune e in genere passeggero che dà alla pelle un colorito giallastro. “Si tratta, però, di un piccolo svantaggio non paragonabile ai vantaggi del clampaggio tardivo sul sistema cardiovascolare, sulla funzione cerebrale e sulla produzione di globuli rossi deputati al trasporto dell’ossigeno”, dice Enrico Ferrazzi. “Per curare l’ittero, poi, bastano poche ore di fototerapia, un trattamento che consiste nell’esporre il neonato a un’intensa luce blu”.
Questa pratica comporta la rinuncia alla raccolta solidale o autologa?
“Affinché si possa procedere in questo senso è necessario raccogliere una quantità sufficiente di sangue cordonale. La futura mamma, quindi, si trova in genere a scegliere tra la conservazione del cordone e il clampaggio tardivo”, spiega l’esperto. “Una terza via può consistere nel praticare il taglio 1 minuto esatto dopo la nascita in modo tale da avere abbastanza sangue per la raccolta solidale o autologa”.
Michela Crippa
Fonte: http://www.dolceattesa.com/parto/_dopo-il-parto/
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