4 ottobre 2016

All’asilo senza traumi

bambini20asiloL’inserimento alla scuola dell’infanzia rappresenta sempre una fase delicata per la famiglia, in particolare per la mamma e per il piccolo. Subito, o dopo qualche giorno, infatti, molti bambini, anche quelli di solito estroversi e allegri, mostrano di non gradire la novità. Risultato? Singhiozzi che si tramutano in interminabili crisi di pianto o in urla disperate. Come se non bastasse, può accadere che mamma e papà si ritrovano i piccoli aggrappati alle gambe e, in un crescendo di “angoscia”, non sappiano più come comportarsi. Comunque vada, il legame di attaccamento genitore-bambino viene messo duramente alla prova.

Allora che fare?
Ne parliamo con la psicologa Francesca Santarelli, ecco cosa ci consiglia:

“La separazione è dura per entrambi: per la mamma spesso è vissuta come uno “strappo al cuore” e per il bimbo determina tanti sentimenti contrapposti. Oltre alla tristezza, può avvertire un sentimento di ingiustizia perché non riesce a spiegarsi il motivo di questo abbandono.
Il periodo critico può durare anche un mese, soprattutto se il bimbo è più grandicello e, comunque, mai meno di due settimane. Anche se alcuni bambini sembrano sereni, non bisogna mai abbassare la guardia perché i problemi possono arrivare in un secondo momento: è la crisi da frustrazione del distacco che, però, di solito dura poco. Una crisi di pianto forte è normale nel momento dell’allontanamento e in tutti i periodi di interruzione della frequenza scolastica, per esempio, al rientro all’asilo dopo una malattia o una vacanza. Mamma e papà devono mostrare determinazione e fermezza senza cedere.

Se, infatti, si concede al bambino di stare a casa una volta o per qualche giorno, si innesca un meccanismo difficile da ricomporre. È come se gli si dimostrasse di essere caduti nella “trappola del ricatto”. I bambini cercano sicurezze: sono i genitori che devono contenere le loro paure. Spesso, soprattutto le mamme, convivono con il senso di colpa, perché devono lasciare i bambini all’asilo per tornare a lavorare o perché pensano di prendersi qualche spazio anziché occuparsi di lui tutto il giorno. Questa sensazione però, se percepia dal bambino, alimenta e conferma la paura di abbandono. In realtà, il distacco per andare all’asilo rientra un percorso verso l’autonomia di entrambe le parti. Senza contare che se la mamma sta bene, sta meglio anche il bambino. Ecco qualche trucco utile per voi mamme: – scegliere insieme al bambino il gioco preferito da portare con sé: è un po’ come se portasse un pezzetto di casa all’asilo. Il giocattolo divento un oggetto di transizione e di accompagnamento e avrà così il potere di tranquillizzarlo. – non smettere di abbracciare e coccolare il bimbo. Attraverso il contatto fisico lo si aiuta a superare l’ansia da distacco. Serve anche alla mamma, perché così le sarà meno difficile lasciare il piccolo in mani altrui. – procedere in modo graduale nel far vivere al bimbo l’esperienza dell’asilo, senza avere fretta. In questo modo diventa tutto più soft, sia per la madre che per il bambino. – salutare sempre il bambino prima di uscire dalla classe, in modo che si abitui gradualmente al fatto che la mamma va via, però poi ritorna a prenderlo. E’ sbagliato invece andarsene di nascosto. – è preferibile che, almeno la prima settimana, chi porta il bambino all’asilo sia lo stesso che lo va a riprendere. – non sostare troppo in classe dopo aver affidato il bambino alle educatrici e non tornare indietro perché questo potrebbe provocare una nuova crisi. – evitare altri cambiamenti importanti nella vita del bambino durante il periodo dell’inserimento. – se il piccolo di casa frequenta il nido, meglio accompagnare prima lui e poi andare all’asilo con il fratello eventualmente più grande. Questa attenzione fa sentire importanti e considerati i fratelli maggiori in un momento tanto delicato della loro crescita. Se invece, il piccolo rimane a casa, sarebbe meglio farsi aiutare dai nonni o dalla baby-sitter per tenere il nuovo arrivato e dedicare del tempo esclusivo al bambino che affronta l’inserimento. In ultimo non dobbiamo dimenticare che è importante che si instauri un clima di fiducia e rispetto tra genitori ed educatrici, affinché il bambino percepisca positivamente queste ultime. I genitori con un bambino particolarmente avverso all’asilo, avranno maggiormente bisogno del supporto delle insegnanti. Il modo migliore per raggiungere l’armonia reciproca è confrontarsi. L’inserimento serve proprio per dare modo agli educatori di occuparsi al meglio del piccolo. Occorre dare loro il tempo di capire e di

conoscere ogni singolo bambino e creare, a piccoli passi, un rapporto basato sulle empatia. Non si tratta di un processo automatico, sono necessari almeno 15 giorni di assestamento. quindi, armiamoci di santa pazienza e, soprattutto, facciamoci sempre un sincero esame di coscienza per ammettere a se stesse se la vera fatica appartiene a nostro figlio o a noi stesse”.

 

Copertina-Mamme-No-Panic

Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena

 



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Una sorpresa di nome Wanda

Quando non riesco a dormire la notte mi impongo di pensare a qualcosa di bello, che mi porti immediata serenità. Una delle situazioni più ricorrenti in cui cerco di posare i pensieri risale alla mia...


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Rosolia in gravidanza: tu hai fatto il vaccino?

Ci sono malattie che durante la gestazione possono essere molto pericolose tra queste la rosolia sicuramente occupa un posto di prim’ordine. Contrarre la rosolia durante una gravidanza  può provocare gravi conseguenze per la mamma e per il feto. Il test Per sapere se si è immuni alla rosolia non basta chiederlo ai propri genitori….la memoria delle mamme è come […]

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Il gioco euristico: significato e obiettivi

Gioco euristico Il gioco euristico consiste nell’offrire ad un gruppo di bambini oggetti di diversa natura con i quali possono giocare liberamente senza l’intervento dell’adulto. Ma qual è il...


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Come riconoscere subito un mitomane? Guardando la grafia!

Businessman using mint breath spray and giving thumbs up sign. Isolated on white.

Come lui non c’è nessuno.
Nessuno riesce a fare le cose meglio lui.
Le idee più brillanti? Solo le sue.
Ma chi è questo LUI?
Indubbiamente un MITOMANE!

Come riconoscere subito una persona così? Semplicemente guardando la sua grafia.
Ci sono dei caratteri che sono assolutamente e facilmente riconoscibili.
Quali?
Ci spiega tutto la nostra grafologa Candida Livatino:

“Buongiorno a tutti,

bastano pochi incontri per riconoscere un mitomane, tanto è eccessivo nelle sue manifestazioni.

mitomaneL’analisi della scrittura però può permetterci di identificarlo da subito, addirittura prima di incontrarlo.
Spesso la sua scrittura alterna il corsivo allo stampatello, il segno di chi vuole nascondersi, non rivelarsi per quello che è.
La grafia del mitomane è molto grande, come è grande il suo Ego.
Tutto quello che fa è eccezionale: come lavora, gioca, si relaziona lui non lo fa nessun altro!
Nel rapporto di coppia prevale quindi il suo egocentrismo, mentre il partner è solo una sua appendice, più o meno funzionale alle sue esigenze.
Gli allunghi superiori ed inferiori sono evidenti, a conferma del fatto che è portato ad enfatizzare tutto.
C’è poi un segno tutto suo: il riccio della mitomania, ovvero quel prolungamento verso l’alto dell’astina finale di alcune lettere, come la “a”, la “e”, la “i”.
Questa proiezione verso l’alto evidenzia la sua propensione a vivere le sue fantasie, allontanandosi dalla realtà quotidiana.
Nella scrittura del mitomane è spesso presente un altro riccio: quello della spavalderia. Lo si nota nell’astina della “v”, che prima ritorna verso sinistra e poi si proietta verso destra.
Da questo segno traspare l’eccessiva sicurezza e considerazione di sé, che è però del tutto ingiustificata.

Candida Livatino

COP Livatino Scrivere con il cuore.inddSe volete conoscere cosa dice la grafologia sulle affinità di coppia, o scoprire se il vostro partner è fedele, sincero, vanitoso o geloso, se è più portato per i rapporti duraturi o per le avventure,  e tanto altro ancora, vi ricordo che Candida Livatino ha scritto il terzo libro proprio su questo tema: “Scrivere con il cuore” editore: Sperling & Kupfer.

Candida Livatino ha anche un sito Internet in cui racconta tutte le sue esperienze lavorative e tanto altro ancora.

L’indirizzo :
www.livatinocandida.it



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Faglie e foglie

      Adesso. Domani, oggi, ora. Il fare e non fare. Il terremoto spazza via tutto. La ciclicità del tempo, i progetti banali, le abitudini. Le storie piccole di ogni giorno e le...


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Festa dei nonni: biglietti di auguri e disegni da colorare

La festa dei nonni si avvicina, cominciamo a preparare un bel biglietto di auguri insieme ai nostri bimbi Cosa c’è di meglio da regalare per la festa dei nonni che un bel biglietto fatto dai nostri bimbi? Che sia un disegno originale o qualcosa di già pronto che i bambini potranno colorare con pennarelli, matite, […]

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Le perdite da impianto, come sono e quanto durano

Perdite da impianto Come sono le perdite da impianto e quanto durano? La nostra ostetrica Chiara Matteuzzi ci spiega


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Mamma a 61 anni. Ha aspettato questo figlio per 38 lunghi anni

mattinoIl piccolo Elias è nato lunedì scorso a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Pesa 3,5 kg, è lungo 50 cm, ha gli occhi e i capelli castani ed è un bimbo speciale, un dono del cielo. Almeno così lo ha definito la sua mamma Maria Rosaria, una donna di 61 anni, che è riuscita a darlo alla luce dopo 4 gravidanze interrotte.

Maria Rosaria non si è sottoposta a nessuna tecnica di procreazione assistita, ma solo ad una cura ormonale.
Elias è un sogno per mamma e papà che lo hanno aspettato per 38 lunghi anni.

La notizia è riportata anche dal TgCom24.
Perché vi parlo di questa storia?
Stamattina a #Mattino5 hanno intervistato Vincenzo Amoroso, il papà 62enne del piccolo Elias.
In collegamento dall’ospedale queste le parole del neo papà over: “Elias lo abbiamo cercato per 38 lunghi anni. E’ stato un percorso difficile che non ci ha risparmiato momenti molto dolorosi. Siamo felici. E siamo anche sereni perché abbiamo una famiglia che si potrà occupare di lui. E poi… mai mettere limiti alla Provvidenza. Io avevo ormai perso le speranze. Mia moglie no”.

Il medico che ha assistito nelle ultime settimane la primipera “attempata” ha detto: “La signora non dimostra assolutamente l’età biologica che ha. Ma vogliamo precisare che si tratta di un caso unico. E la nostra speranza è che rimanga tale.
In Italia l’età media delle partorienti è 33 anni. E questa è già un’età avanzata per un primo parto. Non vogliamo assolutamente trasmettere un messaggio come “c’è sempre tempo o non è mai troppo tardi” per avere figli. I rischi legati ad una gravidanza spostata troppo in là con gli anni possono essere davvero molteplici sia per la mamma che per il bambino”.

Che dire?
Innanzitutto auguri ai neo genitori e un benvenuto al mondo a Elias. Una nascita è sempre una gioia!
Il papà Vincenzo ha detto che lui ha ancora i genitori a 62 anni e che nella sua famiglia sono tutti molto longevi.
Speriamo che lo sia anche lui e che si possa godere il più a lungo possibile questo figlio arrivato in tarda età.

Ma sulla pagina Facebook di Mattino5, è arrivato un commento che mi ha molto colpito.
Lo riporto: “Si parla spesso del diritto a diventare genitori a qualsiasi età. Ma i diritti dei bambini ad avere dei genitori che si possano occupare di lui?”

In realtà, nessuno di noi sa cosa ne sarà della sua vita, quanto vivrà, quali saranno le condizioni di salute. Quindi può anche capitare di fare figli da giovani e poi avere delle disgrazie. E ci sono genitori che, sebbene maturi, siano molto ginnici, moderni, al passo con i tempi. Ma queste sono eccezioni…

Il discorso è complesso e le osservazioni da fare potrebbero essere molteplici. Ma quando ho saputo di questo parto, il mio primo pensiero è andato al bambino.
Ho immaginato questo bimbo a scuola a cinque, sei anni, con i compagni che scambiano il papà per il nonno. E i bambini quando si prendono in giro sanno essere anche molto pungenti…
Poi ho immaginato un adolescente.
Sappiamo tutti che l’adolescenza è già un’età difficile: crisi esistenziali, ormoni a palla, sbalzi di umori… etc.
Questo adolescente, oltre alle crisi della sua età, avrà anche la responsabilità di due genitori anziani, quasi 80enni. Una bella preoccupazione…

Credo di dare ragione al medico: “Questo è un evento gioioso, la vita è una cosa meravigliosa anche se donata dopo i 60anni. Ma speriamo che questo rimanga un caso più unico che raro”.

Se la natura ha posto dei limiti biologici… forse una ragione c’è…

 

 

 

 



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Redooc: la matematica è pop. Come la corsa

Una relazione complicata quella tra me e la matematica. 36 anni di tormenti. Fin dalla prima elementare. In 36 anni solo un anno di fioritura, l’ultimo delle superiori, terza liceo, un professore...


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Halloween: come fare un cappello da strega per bambine

Mascherine pronte per la festa più paurosa dell’anno? Fantasmini e streghette saranno i protagonisti di una  serata all’insegna del dolcetto o scherzetto che piace sempre di più ai bambini italiani. Le idee per i travestimenti dei bambini sono tante e tutte bellissime! Ma se la vostra bambina ha espresso il desiderio di trasformarsi in una […]

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Festa di San Francesco d'Assisi: storia, leggende e celebrazioni

Festa di San Francesco “Laudate et benedicite mi Signore, et rengratiatelo et serviatelo cum grande humilitate” Dal Cantico delle Creature Il 4 ottobre si festeggia...


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Bambini e scuola dell’infanzia, come gestire il “primo distacco”?

nidoIn queste prime settimane di settembre si consuma in molte scuola dell’infanzia un rito che mamme e papà volentieri eviterebbero: il cosiddetto “primo distacco“.
Perché è così’ difficile?
Perché bambini sempre allegri e gioviali dopo qualche giorno di scuola, altri addirittura fin da subito, mostrano di non gradire affatto la novità? Come confortare un piccolo che rifiuta del tutto il nuovo ambiente, la classe, i compagni e che piange disperato non appena parcheggiamo davanti a scuola?

A tutte queste domande risponde la nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli. Ecco cosa ci dice al riguardo:

“Alcuni giorni fa ho tenuto un incontro in alcuni asili nidi e le domande che più frequentemente mi hanno posto i genitori le ho riassunte qui sotto.
Ve le riporto perché magari sono gli stessi quesiti che vi ponete anche voi e le risposte potrebbero aiutarvi a fugare ogni dubbio.

Perché alcuni bambini hanno una reazione così disperata all’inserimento alla scuola dell’infanzia?

Rispondo sempre a questa domanda con un paradosso: quando incontro un piccolo paziente di due o tre anni nel mio studio e dopo qualche minuto chiedo alla madre di uscire dalla stanza e lasciarci da soli, se il bimbo non fa una piega e non reagisce io comincio a preoccuparmi, e molto. E’ un modo per dirvi che il pianto, le urla, anche disperate, sono doverose. Specie se si tratta del primo distacco vissuto dal bambino. Per noi psicologi sono addirittura il modo di valutare il livello di attachment (attaccamento) del piccolo alla figura dominante in casa, di solito la madre.

Dunque sono reazioni normali?

Se il bimbo è sempre rimasto a casa con la madre o con i nonni, se non ha frequentato il nido o lo ha frequentato poco, l’inserimento nella scuola dell’infanzia è il suo primo importante distacco. I pianti possono sopraggiungere subito oppure dopo qualche giorno, quando nella fase dell’inserimento la madre non è presente in classe.

Che cosa possono fare i genitori?

Mai perdere la calma. Mai perdere di vista l’obiettivo principale: il benessere del bambino. Mostrare fermezza e serenità anche davanti alle urla più forti, persino davanti a bimbi che si provocano il vomito. Difficile? Lo so. Ai genitori consiglio di ripetere a se stessi, quasi fosse un mantra, che l’asilo esiste per il bene del bambino, è fondamentale per la sua crescita, per aiutarlo a comunicare con gli altri e a socializzare.

Quanto conta la collaborazione con le maestre?

E’ tutto: una madre o in padre con un bambino particolarmente riottoso nell’inserimento non possono essere lasciati da soli. Le insegnanti sono educatrici: lasciamo loro il modo di fare il proprio mestiere. Lasciamo loro anche il tempo di capire e di conoscere il nostro bambino e imparare ‘ i trucchi’ migliori per calmarlo. In questa fase, meglio non avere fretta. Sono necessari almeno 15 giorni di assestamento

Non è facile però lasciare in classe un bambino in piena crisi.

Infatti non va lasciato solo: durante la fase acuta della crisi la mamma o il papà possono prendere il bambino in braccio, avvolgerlo e calmarlo con l’holding, un abbraccio contenitivo che gli blocchi braccia e piedi se sono scomposti. Bisogna poi parlargli dolcemente. Si può anche chiedere, in accordo con la maestra, di rimanere per un po’ nella stanza attigua.

E se a casa c’è un fratellino o sorellina più piccolo?

Questo può complicare le cose: se il piccolino di casa frequenta il nido, accompagnare prima lui e poi andare all’asilo con il fratello grande. Questa attenzione di solito fa sentire importanti e considerati i fratelli maggiori in un momento delicato della loro crescita. Se invece il piccolo rimane a casa, sarebbe meglio farsi aiutare da qualche parente per tenere il nuovo arrivato e dedicare del ‘tempo esclusivo’ al bambino che affronta l’inserimento.

E se un bambino si rifiuta categoricamente, appena alzato, di vestirsi e prepararsi per l’asilo?

Ai genitori chiedo sempre di mostrare determinazione e fermezza: non cedete! Se cedete, tenendolo a casa ‘per una volta’ o ‘solo per qualche giorno’, si innesca un meccanismo difficile da rompere: è come se dimostrassimo a nostro figlio di essere caduti nella trappola del ricatto del pianto. Mamme e papà devono mostrare convinzione: vedo troppi genitori lasciarsi andare allo sgomento, rinunciare, temere le novità. I bambini cercano sicurezze: siamo noi a dover contenere le loro paure. Siamo noi a doverci credere per primi.

E concludo dicendovi quello che l’educatrice di mio figlio mi disse quando, anch’io disperata e in ansia il primo giorno di scuola lo lasciai alla porta urlante: “’Tranquilla mamma, tutti i bambini sanno adattarvi a questo nuovo mondo, il problema è che voi mamme spesso non ci credete!”

 

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Per appuntamenti  con la dottoressa Francesca Santarelli, o info, potete visitare il sito Internet del suo studio:  www.studiosantarellidecarolis.com 

Francesca Santarelli è in libreria con il libro “Mamme No Panic”, scritto a quattro mani con Giuliana Arena



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Etichette termoadesive I Stikets

Sono pratiche, belle e fanno risparmiare tempo. Rieccoci qui a parlare delle oramai storiche etichette Stikets. Come vi ho raccontato qui, Stikets è uno dei miei clienti del cuore, una collaborazione...


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Ortolina: 120 anni di storia tra tradizione e innovazione

Una intera giornata trascorsa nell’azienda Rodolfi Mansueto tra innovazioni tecnologiche e storia centenaria di una delle più importanti realtà italiane e mondiali nella lavorazione e trasformazione del pomodoro. Quando mi è stato proposto di partecipare allo special day dedicato alle mamme blogger presso lo stabilimento Rodolfi ne sono stata onorata! Io amo conoscere cosa c’è dietro al […]

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Svezzamento dei bambini, la tabella degli alimenti

Svezzamento  Lo svezzamento è un momento molto...


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Ecco come scrive il diffidente incallito

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Conoscete qualcuno che scrive in questo modo?
Occhio perché è una persona particolarmente diffidente. Non si fida di nessuno e per questo spesso mente e dice bugie.
Ci spiega tutto la nostra grafologa Candida Livatino:

Le esperienze di tutti i giorni purtroppo non ci aiutano ad instaurare un rapporto di fiducia con le persone con le quali entriamo in contatto, anche se è proprio questo il momento in cui ce ne sarebbe bisogno.

Siamo diventati tutti un po’ diffidenti, ma, per fortuna, non sono molti coloro che fanno della diffidenza l’unico modo di relazionarsi con gli altri.

Il diffidente incallito è riconoscibile anche dalla sua grafia, per alcune caratteristiche ben precise.

La sua scrittura è angolosa, le “m” e “n” sono ad arco stretto e le finali delle parole sono allungate e calcate.

Sono segni che evidenziano il fatto che intorno a sé vede solo nemici e, proprio per questo, racconta bugie e si contraddice in continuazione.

In questo modo non vuol far trasparire le sue vere intenzioni, per paura di subire inganni o rimproveri.

Il desiderio di tenere lontano le persone si manifesta nel modo in cui verga i puntini delle “i”, che sembrano dei trattini.

Lo conferma quel prolungamento in linea retta dell’astina di alcune lettere nel finale di parola, che in grafologia si chiama “riccio del soggettivismo”.

Nelle relazioni sentimentali tende a non fidarsi del tutto del partner ed a segnare il proprio territorio.

Per coltivare il rapporto con lui bisogna dimostrargli in ogni momento sincerità e disponibilità.

Il diffidente è riconoscibile anche dalla firma, che è spesso seguita da un punto.

 

Candida Livatino

 

COP Livatino Scrivere con il cuore.inddSe volete conoscere cosa dice la grafologia sulle affinità di coppia, o scoprire se il vostro partner è fedele, sincero, vanitoso o geloso, se è più portato per i rapporti duraturi o per le avventure,  e tanto altro ancora, vi ricordo che Candida Livatino ha scritto il terzo libro proprio su questo tema: “Scrivere con il cuore” editore: Sperling & Kupfer.

Candida Livatino ha anche un sito Internet in cui racconta tutte le sue esperienze lavorative e tanto altro ancora.

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Togliere il ciuccio: 10 motivi per farlo nei giusti tempi

Faresti mai camminare tua figlia di due anni con le scarpe col tacco? Sembrerebbe una domanda retorica, ma esiste un motivo preciso per rispondere negativamente: la tua bimba sarebbe costretta a una...


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Torte di compleanno di Dory e Nemo: tutorial

La svampita pesciolina, protagonista del nuovo film d’animazione della Disney, sta spopolando tra i bambini e ormai i party a tema Dory sono i più cool del momento! Iniziate i preparativi dando un’occhiata al nostro post con tanti consigli su come realizzare originali decorazioni personalizzate con Dory, il suo amichetto Nemo e i numerosi personaggi che popolano il mondo […]

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Infezioni alle vie urinarie nei bambini

Infezioni alle vie urinarie nei bambini Le infezioni alle vie urinarie sono molto frequenti in età pediatrica tanto che la loro incidenza è stimata nel 7,5% tra i...


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