11 ottobre 2016

Rosolia in gravidanza: solo 1 donna su 3 sa se l’ha contratta. Gravi rischi per il feto

Contrarre la rosolia ai primi mesi di gravidanza è molto pericoloso, e spesso la futura mamma ci arriva senza sapere se è immune oppure no, determinando inconsapevolmente un grande rischio per il feto. Infatti, se contratta in questa delicata fase della propria vita, la rosolia può provocare danni seri al nascituro come ad esempio sordità, cecità, problemi cardiaci e al sistema nervoso centrale.

Chi l’avesse già avuta da piccola non se lo ricorda e molti genitori spesso non ricordano le malattie esantematiche avute dai propri figli, sia per il passare degli anni o anche a causa della mancata attenzione di un tempo verso determinate malattie.

Così 1 donna su 3 non sa se ha contratto questo virus e solo 4 donne su 10 sono vaccinate contro la rosolia. Dati preoccupanti, soprattutto perché si scoprono già a pancione avviato. Un quadro poco edificante, questo, rilasciato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) dopo un monitoraggio condotto nel periodo 2012-2015.

Dalle informazioni raccolte emerge con forza la scarsa consapevolezza del problema legato all’infezione in gravidanza e la percentuale di donne suscettibili alla rosolia o non consapevoli del proprio stato immunitario varia significativamente tra le Regioni, passando dal 62% della Calabria al 28% del Veneto.

Le differenze tra Regioni sono grandi e dovrebbero suscitare una riflessione da parte dei responsabili dei servizi di prevenzione – sottolinea l’Iss sul portale Epicentro – Infatti, la mancanza di consapevolezza è di per sé un problema, perché indica una scarsa attenzione per la salute riproduttiva sia da parte delle donne direttamente interessate sia presumibilmente degli operatori sanitari, che dovrebbero informarle (invitandole a verificare il proprio stato immunitario ed eventualmente a vaccinarsi)”.

In Italia si conferma che la percentuale di donne vaccinate è significativamente maggiore tra le più giovani raggiungendo il picco (57%) nella classe di età 18-24. Inoltre, le vaccinate sono significativamente più frequenti tra le donne con alto livello di istruzione (43%), senza difficoltà economiche (45%) e con cittadinanza italiana (41% vs 24% fra le donne straniere).

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Bimbi in auto, gli errori da evitare

Prima di partire per un viaggio, sia esso di breve o lungo tragitto, è importante assicurarsi di avere installato in maniera corretta il seggiolino sulla propria auto, per garantire la massima sicurezza di viaggio per i più piccoli.

Scopriamo quali sono i 10 errori da evitare, che potrebbero sfociare in gravi situazioni in caso di incidente:

• Tenere i bambini in braccio durante il viaggio: in caso di incidente, il piccolo verrà strappato dalle braccia.
• Allacciarsi insieme al bambino con la stessa cintura si sicurezza: la cintura di sicurezza non si trova nella posizione ideale e quindi perde la sua funzione primaria
• Non stringere a sufficienza le cinture del bambino
• Posizionare il bambino nella navicella sul sedile posteriore: in caso di uno scontro frontale, il bambino sarà sollevato dalla navicella e catapultato in avanti.
• Non usare nessun sistema di ritenuta per il bambino: anche alle più basse velocità, un incidente più essere fatale.
• Lasciare l’airbag anteriore attivato
• Installare i seggiolini per neonati (“ovetti”) sul sedile passeggero anteriore con l’airbag frontale attivato: caso di incidente si possono verificare gravi traumi.
• Installare il seggiolino Gruppo 0+ nel senso di marcia: uno scontro frontale può provocare la rottura del collo del bambino perché la sua testa in questa fascia di età è ancora troppo pesante rispetto al resto del corpo.
• Installare il seggiolino in modo errato: in posizione o senso errati, allacciato con l’uso della cintura sbagliata, oppure con cintura non bene posizionata o non ben tesa, può costituire un rischio di gravi lesioni. Come regola generale, più è stretto il collegamento fra il seggiolino ed il veicolo, maggiore è la protezione offerta.
• Usare il seggiolino in modo improprio: un seggiolino in qualsiasi modo modificato, con parti mancanti o alterate, non può più garantire la sicurezza del bambino. Le parti mancanti possono anche portare a conseguenze mortali. Anche una semplice vite mancante è sufficiente a provocare una rottura in caso di impatto.

Queste sono semplici regole da seguire per garantire la massima sicurezza dei bambini, oltre anche alla necessità di scegliere sempre il seggiolino corretto a seconda dell’età e del peso del bambino.

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Epidurale gratis per tutti? Solo sulla carta

“Il Servizio sanitario nazionale garantisce le procedure analgesiche nel corso del travaglio e del parto vaginale”: è quanto si legge nell’articolo 38 del decreto di aggiornamento dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, da poco approvato ed entrato in vigore. Questo significa che finalmente nei punti nascita del nostro Paese l’analgesia epidurale è assicurata gratuitamente a tutte le donne che ne fanno richiesta? “Solo sulla carta”, risponde Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani.

“Innanzi tutto, il decreto stabilisce che le procedure analgesiche vengano offerte nelle strutture individuate dalle Regioni tra quelle che garantiscono le soglie di attività fissate dall’accordo Stato-Regioni del 2010, cioè strutture grandi, da più di 1000 nascite all’anno, che soddisfano determinati standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi nell’assistenza ospedaliera”, spiega Vergallo. “Peccato che quell’accordo non sia mai stato applicato e che le Regioni non abbiano ancora individuato tali strutture. Di fatto, quindi, il panorama è a macchia di leopardo. Ci sono grandi ospedali pubblici dove l’epidurale è garantita h24 tutti i giorni dell’anno, altri in cui la partoanalgesia non è prevista e poi ci sono strutture che pubblicizzano l’offerta dell’analgesia per attirare le future mamme, ma al dunque la garantiscono solo in alcune fasce orarie, solo in alcuni giorni o a pagamento, come prestazione intramoenia”.

Nuovi LEACome cambia l'assistenza in gravidanza

Il problema degli anestesisti

“Per garantire l’analgesia epidurale 24 ore su 24 quattro, tutti i giorni della settimana, alle donne che ne fanno richiesta è necessario che il punto nascita abbia un anestesista sempre di guardia”, puntualizza Vergallo. “Non basta che sia disponibile a chiamata, perché in tal caso potrebbe impiegare più di mezz’ora per arrivare. Ed è necessario che l’anestesista sia dedicato al punto nascita. Se si occupa di tutte le urgenze dell’ospedale, può capitare che all’arrivo di una donna in travaglio sia già impegnato con un paziente che ha subito un trauma, per esempio. Per offrire questo tipo di servizio, la struttura deve avere in organico almeno sei anestesisti rianimatori e non sono tante quelle che possono permetterselo, soprattutto le piccole cliniche”.

I nuovi LEA non prevedono lo stanziamento di nuove risorse economiche per offrire a tutte l’analgesia. “Va da sé che la situazione rimarrà sostanzialmente inalterata”, commenta l’anestesista.

A chi rivolgersi oggi?

A chi può rivolgersi oggi la futura mamma che desidera usufruire della partoanalgesia? Come fare per ottenerla gratuitamente come prevederebbero i nuovi LEA? “Deve informarsi sulle strutture che operano nella sua zona”, risponde Vergallo. “È più probabile che l’offerta sia garantita in un grande ospedale, dove avvengono più di 1000 nascite all’anno. La futura mamma deve chiedere se la struttura ha l’anestesista di guardia h24, dedicato al punto nascita. Gli ospedali che hanno un serio programma di offerta dell’epidurale di solito hanno un percorso previsto per le donne interessate: un primo incontro informativo con l’anestesista – che illustra la procedura, i pro e i contro e risponde a eventuali dubbi – seguito da una visita medica per valutare le condizioni di salute ed escludere eventuali controindicazioni. Solo chi ha superato questi step può chiedere la partoanalgesia al momento del travaglio”.

Anestesia epiduraleascolta l'esperto

Non dar niente per scontato

È sempre necessario verificare le condizioni dell’offerta quando ci si rivolge a una struttura che sulla carta garantisce l’analgesia nel travaglio e nel parto. “Negli ultimi anni si sono moltiplicati i punti nascita che se ne vantano per attirare clienti, ma al dunque la partoriente scopre che l’anestesista è disponibile solo dalle 8 alle 20 e solo nei giorni feriali”, dice Vergallo. “Così talvolta il travaglio viene indotto senza alcuna necessità medica, per farlo coincidere con il turno dell’anestesista”. Infine, c’è la questione della gratuità. “I nuovi LEA prevedono che la prestazione sia gratuita”, osserva l’anestesista. “Effettivamente, da ora in poi la donna che partorisce in una struttura pubblica o convenzionata dove l’epidurale è disponibile non deve pagare nulla. A meno che in quella struttura l’équipe anestesiologica non lavori in regime di intramoenia. È un’altra delle soluzioni tampone adottate in alcuni centri, che possono garantire l’analgesia gratis in regime di servizio pubblico solo entro una determinata fascia oraria e sopperiscono di notte o nei giorni festivi con il servizio di anestesisti in regime di intramoenia, privatamente. In questo caso la prestazione è a pagamento”.

Maria Cristina Valsecchi

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Sindrome dell’ovaio policistico: se trascurata dà origine ad alterazioni del metabolismo

Ciclo irregolare, acne, sovrappeso e peluria eccessiva sul viso spesso vengono scambiati come normali cambiamenti puberali, specie se si tratta di ragazze in età adolescenziale. Potrebbero essere invece le quattro spie della sindrome dell’ovaio policistico (Pcos), un disordine endocrino che colpisce fino al 10% delle donne in età riproduttiva. La sindrome causa difficoltà nel concepimento, con cicli mestruali irregolari e livelli eccessivi di ormoni maschili, che interferiscono l’ovulazione: questo aspetto diventa un grosso problema nell’età adulta, quando emerge il desiderio di un figlio. Inoltre, nel 30% dei casi, se trascurata, porta ad alterazioni metaboliche come obesità, sovrappeso, diabete e insulino-resistenza: un quadro clinico con importanti ricadute sulla salute e sul benessere psicologico della donna.

Una malattia molto complessa che coinvolge l’ipotalamo, l’ipofisi, le ovaie, il surrene e il tessuto adiposo periferico e che non va confusa con l’ovaio multicistico, condizione che può essere presente nel 25-30% delle donne regolarmente mestruate e con ovulazione.

L’assenza cronica di ovulazione, una delle condizioni che caratterizzano la sindrome dell’ovaio policistico, porta infatti l’ovaio a produrre più androgeni e di conseguenza alla crescita dei peli, caduta dei capelli e all’incremento delle masse muscolari inducendo in un gran numero di casi sovrappeso, obesità, diabete e sindrome metabolica”, commenta Vincenzo Toscano, presidente eletto AME, Associazione Medici Endocrinologi, e Direttore della Cattedra e UOC di Endocrinologia Facoltà di Medicina, Ospedale Sant’Andrea a Roma, che aggiunge “in questi casi è fondamentale una buona anamnesi che vada a scovare nella storia clinica della paziente tutta una serie di fattori premonitori che  possono condurre alla diagnosi di Pcos. In presenza di una diagnosi di Pcos, sono ancora troppo pochi i ginecologi che richiedono esami come il test di carico al glucosio e il profilo lipidico, seppure i due test vengano fortemente raccomandati dall’American Congress of Obstetricians and Gynecologists e sarebbero fondamentali per prevenire il decorso della malattia verso una forma più complessa con alterazioni oltre che endocrine anche metaboliche”.

Seppure la patologia sia molto diffusa e caratterizzi fino al 10% delle donne in età fertile le opzioni terapeutiche sono solo sintomatiche e le stesse di 10 anni fa, – precisa Roberto Castello, past president AME e direttore del Reparto di Medicina Generale a Borgo Trento, Verona. – Oltre ad una dieta equilibrata e ad una attività fisica costante, la terapia deve essere personalizzata e valutata in base ai bisogni della paziente. Una particolare attenzione deve essere prestata nella pazienti in cerca di una gravidanza. In questo caso un cambio radicale dello stile di vita, specie se presenti obesità o sovrappeso, è consigliabile ricorrendo a farmaci che migliorino una condizione di insulino-resistenza e pro-ovulatori come il clomifene, terapia di elezione per le pazienti che desiderano una gravidanza. Studi recenti hanno mostrato come la supplementazione con gli inositoli potrebbe avere un suo spazio nel trattamento di questa sindrome”.

Non va dimenticato l’importante risvolto psicologico della malattia. La comparsa della peluria pubica prima delle coetanee, l’irsutismo o l’alopecia,  insieme al sovrappeso e le difficoltà a perdere peso nonostante un’alimentazione povera di zuccheri e carboidrati e la pratica di attività fisica possono determinare disagio psicologico e difficoltà nei rapporti interpersonali. Per questo motivo è fondamentale un approccio multidisciplinare alla malattia che preveda anche l’aiuto di uno psicologo ma, a volte, come ammesso dalle stesse pazienti la cosa più difficile è ammettere di avere un problema e che si ha bisogno di aiuto”.

La sensibilità del medico, – conclude Toscano, – è fondamentale, soprattutto con le adolescenti, per instaurare un buon rapporto e per far accettare le restrizioni dietetiche e l’incremento dell’attività fisica come presidi essenziali per evitare l’evoluzione della malattia”.

 

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Cesareo sotto accusa: bimbo a rischio obesità?

I bambini che nascono con cesareo sarebbero a maggior rischio di diventare adulti sovrappeso o obesi: un motivo in più per ricorrere al cesareo solo in caso di effettiva necessità.

A dirlo sono gli studiosi dell’Imperial College di Londra, in una revisione pubblicata sulla rivista PLoS One, dopo aver analizzato i dati raccolti in 15 studi precedenti da cui emergeva che i bambini nati con cesareo, sia programmato sia effettuato in travaglio (in urgenza), avevano maggiori probabilità di diventare adulti obesi o sovrappeso.

SovrappesoNon metterlo a dieta

Si ipotizza che a determinare il maggior rischio obesità possa essere la mancata attivazione perinatale di meccanismi che regolano il metabolismo, così come una differenza della popolazione batterica presente nell’intestino, che è diversa nei bambini nati con cesareo rispetto a quelli nati per via vaginale.

Ma, come gli stessi ricercatori londinesi sottolineano, tale associazione necessita di ulteriori verifiche, poiché sui dati sinora raccolti potrebbero influire anche fattori confondenti, che meritano pertanto un’analisi attenta, come l’obesità materna, la dieta seguita in gravidanza, il tipo di allattamento o, a un livello più generale, le modificazioni alimentari avvenute negli ultimi anni.

“Quando il cesareo è necessario per importanti motivazioni di carattere fisico o psicologico, è la scelta giusta per tutelare la salute di mamma e bambino, ma resta indubbio che, potendo scegliere, il parto naturale è di gran lunga la modalità di nascita migliore”, considera Giovanni Scambia, Direttore del Dipartimento di Ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma. “Il cesareo infatti può comportare svantaggi a breve termine, come un indice Apgar mediamente più basso o un maggiore rischio di dover ricorrere a terapia intensiva neonatale. È noto, inoltre, che – secondo alcuni studi – la nascita con cesareo si associa a una maggiore incidenza di manifestazioni atopiche e di diabete di tipo 1 durante l’infanzia.

In più, le ultime ricerche pongono il sospetto che potrebbero esserci anche svantaggi a lungo termine, come il rischio sovrappeso: in base alle attuali conoscenze, non è possibile affermarlo con certezza perché molti fattori devono essere ancora approfonditi, tuttavia la donna deve essere messa a conoscenza dei possibili rischi per poter fare una scelta più consapevole”.

Angela Bisceglia

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La magia di HalLeoWeen è a Leolandia!

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Al parco divertimenti di Capriate San Gervasio è già tutto “zuccoso” e “stregoso”.
Bollono pentole magiche, gigantesche e la pozione magica è presto svelata: sano divertimento, risate di bambini, stupore, meraviglia e un pizzico di spensieratezza e allegria.
Noi ci siamo andati sabato scorso e si respirava proprio la magia di HalLEOween!
Ad accoglierci tante streghe dalle calze a righe nere e arancioni ed un “acchiappa fantasmi” sui trampoli.

Le attrazioni, come ben sapete, i miei figli le conoscono benissimo. Ci siamo stati già tante volte a Leolandia. Senza alcuna difficoltà si sapevano ben destreggiare e orientare tra galeoni, trenini, ruote panoramiche, tazze rotanti, tronchi d’acqua…
Correvano e saltavano da una giostra all’altra e tante le hanno rifatte anche più e più volte.

Ma quest’anno a lasciarmi a bocca aperta sono stati gli allestimenti, completamente rinnovati. Zucche, ragni, ragnatele e fantasmi a volontà. Tutto curato nei minimi dettagli. Nulla lasciato al caso.
Mi sono divertita anche ad ammirare i tanti bambini e i tanti adulti travestiti da streghe, scheletri, ragni, zucche…

Applausi scroscianti, poi, per gli spettacoli, anch’essi rivisitati a tema Halloween.
Quello che mi è piaciuto di più è  stato “La magia di HalLeoween”.
Nel teatro 4 zucche giganti avvolte nella nebbia. La storia è raccontata dalla strega smemorina. Una splendida streghetta che per realizzare una pozione magica deve procurarsi tre ingredienti mancanti. In suo aiuto accorrono ballerini, contorsionisti, giocolieri, mangiafuoco e bikers.
Alla fine…
Beh! il finale non ve lo svelo, ma sappiate che sulle facce degli spettatori, grandi e piccini, si vedevano bene stupore, meraviglia e divertimento.

Non siamo entrati nella casa di Peppa Pig. I miei figli ormai sono piuttosto grandicelli e la simpatica Peppa la considerano ormai un cartone per “piccoli”. Io, però, per curiosità mi sono avvicinata all’ingresso… ma c’era coda e nessuno dei miei voleva aspettare. Sono riuscita solo a scattare una foto!

Un giro per ammirare la bellezza dell’Italia in miniatura e una passeggiata nella fattoria tra pappagalli di ogni specie, caprette, maialini e papere poi non manca mai. E neppure un tour tra rettilari ed acquari.
Io, però, ho ceduto sul finale. Ho aspettato i miei tre uomini vicino al pentolone. Mi sono seduta su una panchina e li ho aspettati e nel frattempo ho ammirato la gente in maschera.
Devo dire, però, che non ero l’unica stanca. Sul finire di giornata anche le facce degli altri adulti erano piuttosto stravolte. Quelle dei bambini… molto meno!

Come al solito siamo usciti quasi per ultimi. E con la promessa di ritornarci.

Andare a Leolandia durante l’intera stagione, devo dire che è sempre un piacere, andare nel periodo di HalLeoween, però è ancora più bello. Si respira quel tocco di magia…

 

 

 



Fonte: http://vivalamamma.tgcom24.it/2016/10/la-magia-di-halleoween-e-a-leolandia/