12 settembre 2016

I capricci dei bambini: sono dispetti o bisogni?


Ebbene sì, parliamo di capricci. E ne parliamo perché quando ci si riferisce ai bambini piccoli l’associazione è assai frequente. “I bimbi di due o tre anni fanno spesso i capricci”. “Quel bimbo ha piantato un capriccio terribile”. “
Capriccio: “voglia improvvisa e bizzarra, spesso ostinata anche se di breve durata“.

Capriccioso: “che fa molti capricci, di umore incostante, mutevole, volubile; oggi i bambini sono spesso capricciosi e viziati“.

Così definisce il termine capriccio e l’aggettivo che ne deriva, il vocabolario on-line Treccani.

Quell’altro è proprio capriccioso”. E i genitori li temono i capricci. Perché i capricci, diciamolo, ti sfiniscono. E se per sbaglio il capriccio avviene in pubblico con gli occhi dei passanti puntati addosso, i capricci allora li odi proprio, ti mettono in imbarazzo, ti fanno sentire giudicato.

Certi bimbi fanno i capricci più spesso di altri. Certi bimbi fanno capricci più terribili. Ma cosa sono questi capricci? Secondo il vocabolario e secondo il sentire comune sembrano proprio inutili bizze, ostinate proteste, scenate destinate a far diventare matti i poveri genitori. Da qui a definire i bambini testardi, oppositivi, ribelli o lamentosi, il passo è breve. E non è raro che un bimbo venga accusato di avere un brutto carattere, o addirittura un pessimo carattere.

Però. Però… forse dovremmo cambiargli nome ai capricci. Perché l’associazione con qualcosa di inutile, insensato, fastidioso non ci aiuta a capire i nostri bambini e ad entrare in sintonia con loro. Quando un bambino piange, si lamenta, si arrabbia o protesta – tutte esternazioni che, per altro, capitano anche agli adulti -, sta manifestando un bisogno, un’emozione, uno stato d’animo. E non si tratta di manifestazioni senza senso, inutili o inscenate apposta per dar fastidio ai genitori. I bambini non hanno mai cattive intenzioni, anche se spesso gli vengono attribuite. Come quella di ostinarsi a protestare con l’intento di far cedere i genitori, per ottenere quello che vogliono. In realtà, se ci pensiamo, un bimbetto di due anni non conosce la premeditazione, quando esplode… esplode, le sue proteste non sono studiate a tavolino (per la serie ora piango dieci minuti così poi succede che…), e per lui recuperare la calma è un’ardua impresa.

Un bimbo di due anni che urla e piange, è un bimbo che, molto semplicemente, ha perso il controllo e non è in grado di gestire le emozioni forti che si sono scatenate dentro di lui. Non fa “capricci per dispetto”. Non è un bambino capriccioso. È in difficoltà. È piccolo, non è facile per lui comprendere e tenere sotto controllo emozioni travolgenti come la rabbia, non è facile neppure per noi che siamo grandi, figuriamoci per una creaturina per cui è tutto nuovo e da capire e da imparare.

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