10 ottobre 2016

Allattamento al seno, i neonatologi: fa bene al bambino ed alla mamma

Nei primi giorni di vita il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno il neonato, alla dimissione dall’ospedale la percentuale scende al 77% per poi crollare al 31% a 4 mesi e solo il 10% continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita. Dati preoccupanti per i Neonatologi italiani, ma in netto miglioramento rispetto al passato, grazie anche all’impegno della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che da alcuni anni ha avviato una grande campagna di promozione dell’allattamento materno.
L’obiettivo di indurre un atteggiamento culturale favorevole all’allattamento al seno nell’opinione pubblica e favorirne la scelta consapevole ed attiva nelle gestanti, madri, puerpere è divenuto prioritario. La promozione dell’allattamento al seno non può infatti essere relegata solo alla Settimana Mondiale per l’Allattamento materno, che sarà dall’1 al 7 ottobre.
Nei mesi scorsi, la SIN, assieme ad altre società scientifiche pediatriche (SIP, SIGENP, SICuPP e SIMP) ha sottoscritto un importante documento chiamato Position Statement sull’Allattamento al seno e uso del latte materno/umano, che nasce dalla necessità di tracciare una linea d’azione comune tra gli operatori del settore, offrendo dei riferimenti professionali precisi in materia di alimentazione infantile, che possa servire come riferimento anche alle famiglie. Presso il Ministero della Salute è stato inoltre firmato, in presenza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il documento Promozione dell’uso del latte materno nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) ed accesso dei genitori ai reparti che punta a rafforzare l’impegno dei neonatologi italiani e delle istituzioni nella promozione dell’allattamento al seno.
Tra le azioni più concrete rivolte alle mamme, la SIN sostiene il progetto Baby Pit Stop, una mappatura, consultabile attraverso un’App da scaricare sullo smartphone, che permette ad ogni mamma di verificare qual è il posto più vicino, e più raccomandato dalle altre mamme, dove fare un baby pit stop, ovvero una sosta, per poter allattare il proprio bebé in uno spazio confortevole.
“Essendo un comportamento naturale, spontaneo, frutto dell’emergere delle competenze proprie di ogni donna, l’allattamento al seno ha bisogno di essere promosso e sostenuto, investendo risorse materiali, umane e morali” – afferma il Presidente della SIN Mauro Stronati – “Per farlo la SIN ha messo a punto alcune semplici indicazioni, una sorta di decalogo, da seguire anche con l’aiuto del pediatra/neonatologo e di tutto il personale sanitario che accompagna mamma e neonato fino all’uscita dall’ospedale e nei primi mesi di vita”.

Perché le donne non allattano al seno

Tante e diverse sono le motivazioni, differenti in base al livello economico, sociale e culturale, all’etnia o alla regione geografica di appartenenza. Anche in Italia le differenze socioeconomiche e territoriali condizionano l’accettazione e la prosecuzione dell’allattamento al seno da parte delle madri; infatti allatta per un minor numero di mesi quella parte di popolazione con livello di istruzione e condizione socioeconomica più bassi e quella residente nelle regioni meridionali.
Alcune neo-mamme non si sentono all’altezza, temono di non avere abbastanza latte, la stanchezza e lo stress dopo il parto possono giocare a sfavore, soprattutto quando manca il sostegno da parte del partner o di altri membri della famiglia; per alcune il motivo principale è il ritorno al lavoro.
Il calo significativo dell’allattamento al seno e più in particolare dell’esclusivo, rilevato tra la dimissione e la prima vaccinazione, suggerisce di focalizzare l’attenzione sulle modalità d’attivazione della rete di sostegno ospedale-territorio, sulla tempistica e sulle modalità di presa in carico del bambino da parte del pediatra di famiglia e, infine, sulle competenze cognitive e relazionali (counselling) possedute dagli operatori sanitari territoriali e ospedalieri.

L’importanza dell’allattamento materno

  • Allattare al seno fa bene al bambino ed alla mamma.
  • Il latte materno rappresenta la migliore alimentazione possibile per il neonato; tra gli effetti benefici, inoltre, è ben documentato un minor rischio di infezioni gastrointestinali, infezioni respiratorie, asma, otiti medie acute e di sviluppare a lungo termine sovrappeso, obesità e malattie collegate (malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2) rispetto al neonato alimentato con latte artificiale.
  • L’allattamento al seno mantenuto anche durante il divezzamento, può offrire protezione al lattante geneticamente predisposto alla malattia celiaca e generare uno stato di tolleranza nei confronti delle proteine introdotte, prevenendo la cascata infiammatoria e l’espressione clinica della malattia.
  • I vantaggi del latte materno sono ben confermati anche nel neonato pretermine attraverso una ridotta incidenza di gravi patologie quali sepsi, meningite, enterocolite necrotizzante e con miglioramento dello sviluppo cognitivo.
  • La consapevolezza di contribuire alla sopravvivenza ed al benessere del proprio neonato è di grande aiuto per la mamma di un neonato pretermine, le restituisce il ruolo primario e la fa sentire indispensabile nell’assistenza del proprio figlio.
  • Le madri che allattano vanno incontro a minori perdite ematiche e ad una più rapida involuzione uterina e perdita di peso dopo il parto; il rischio di cancro del seno si riduce del 4% per ogni anno di lattazione; sono segnalati anche effetti positivi a lungo termine, anche per quanto riguarda diabete e ipertensione.
  • Le donne che non allattano o che smettono precocemente sono più esposte alla depressione puerperale.

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