11 ottobre 2016

Epidurale gratis per tutti? Solo sulla carta

“Il Servizio sanitario nazionale garantisce le procedure analgesiche nel corso del travaglio e del parto vaginale”: è quanto si legge nell’articolo 38 del decreto di aggiornamento dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, da poco approvato ed entrato in vigore. Questo significa che finalmente nei punti nascita del nostro Paese l’analgesia epidurale è assicurata gratuitamente a tutte le donne che ne fanno richiesta? “Solo sulla carta”, risponde Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani.

“Innanzi tutto, il decreto stabilisce che le procedure analgesiche vengano offerte nelle strutture individuate dalle Regioni tra quelle che garantiscono le soglie di attività fissate dall’accordo Stato-Regioni del 2010, cioè strutture grandi, da più di 1000 nascite all’anno, che soddisfano determinati standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi nell’assistenza ospedaliera”, spiega Vergallo. “Peccato che quell’accordo non sia mai stato applicato e che le Regioni non abbiano ancora individuato tali strutture. Di fatto, quindi, il panorama è a macchia di leopardo. Ci sono grandi ospedali pubblici dove l’epidurale è garantita h24 tutti i giorni dell’anno, altri in cui la partoanalgesia non è prevista e poi ci sono strutture che pubblicizzano l’offerta dell’analgesia per attirare le future mamme, ma al dunque la garantiscono solo in alcune fasce orarie, solo in alcuni giorni o a pagamento, come prestazione intramoenia”.

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Il problema degli anestesisti

“Per garantire l’analgesia epidurale 24 ore su 24 quattro, tutti i giorni della settimana, alle donne che ne fanno richiesta è necessario che il punto nascita abbia un anestesista sempre di guardia”, puntualizza Vergallo. “Non basta che sia disponibile a chiamata, perché in tal caso potrebbe impiegare più di mezz’ora per arrivare. Ed è necessario che l’anestesista sia dedicato al punto nascita. Se si occupa di tutte le urgenze dell’ospedale, può capitare che all’arrivo di una donna in travaglio sia già impegnato con un paziente che ha subito un trauma, per esempio. Per offrire questo tipo di servizio, la struttura deve avere in organico almeno sei anestesisti rianimatori e non sono tante quelle che possono permetterselo, soprattutto le piccole cliniche”.

I nuovi LEA non prevedono lo stanziamento di nuove risorse economiche per offrire a tutte l’analgesia. “Va da sé che la situazione rimarrà sostanzialmente inalterata”, commenta l’anestesista.

A chi rivolgersi oggi?

A chi può rivolgersi oggi la futura mamma che desidera usufruire della partoanalgesia? Come fare per ottenerla gratuitamente come prevederebbero i nuovi LEA? “Deve informarsi sulle strutture che operano nella sua zona”, risponde Vergallo. “È più probabile che l’offerta sia garantita in un grande ospedale, dove avvengono più di 1000 nascite all’anno. La futura mamma deve chiedere se la struttura ha l’anestesista di guardia h24, dedicato al punto nascita. Gli ospedali che hanno un serio programma di offerta dell’epidurale di solito hanno un percorso previsto per le donne interessate: un primo incontro informativo con l’anestesista – che illustra la procedura, i pro e i contro e risponde a eventuali dubbi – seguito da una visita medica per valutare le condizioni di salute ed escludere eventuali controindicazioni. Solo chi ha superato questi step può chiedere la partoanalgesia al momento del travaglio”.

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Non dar niente per scontato

È sempre necessario verificare le condizioni dell’offerta quando ci si rivolge a una struttura che sulla carta garantisce l’analgesia nel travaglio e nel parto. “Negli ultimi anni si sono moltiplicati i punti nascita che se ne vantano per attirare clienti, ma al dunque la partoriente scopre che l’anestesista è disponibile solo dalle 8 alle 20 e solo nei giorni feriali”, dice Vergallo. “Così talvolta il travaglio viene indotto senza alcuna necessità medica, per farlo coincidere con il turno dell’anestesista”. Infine, c’è la questione della gratuità. “I nuovi LEA prevedono che la prestazione sia gratuita”, osserva l’anestesista. “Effettivamente, da ora in poi la donna che partorisce in una struttura pubblica o convenzionata dove l’epidurale è disponibile non deve pagare nulla. A meno che in quella struttura l’équipe anestesiologica non lavori in regime di intramoenia. È un’altra delle soluzioni tampone adottate in alcuni centri, che possono garantire l’analgesia gratis in regime di servizio pubblico solo entro una determinata fascia oraria e sopperiscono di notte o nei giorni festivi con il servizio di anestesisti in regime di intramoenia, privatamente. In questo caso la prestazione è a pagamento”.

Maria Cristina Valsecchi

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