10 ottobre 2016

Parto in casa: perché (e quando) è una scelta sicura

Una decisione folle, troppo rischiosa, come voltare le spalle alla medicina moderna e tornare al medioevo. Così spesso viene bollata la scelta di chi preferisce partorire nell’ambiente intimo della propria casa, piuttosto che andare in ospedale. Ai tempi delle nostre nonne si faceva così, non per scelta ma per necessità e i rischi per la madre e il bambino erano sicuramente più elevati di oggi.

“Ma oggi chi partorisce a casa non lo fa come cento anni fa”, obietta Annamaria Gioacchini, ostetrica dell’Associazione Nascere e Crescere di Roma, con esperienza trentennale nell’assistenza di nascite a domicilio. “Oggi si fa prevenzione, vengono fatti diversi controlli nell’arco dei nove mesi. La futura mamma è seguita e sa se arriva al termine della gravidanza in buona salute o se c’è una qualche condizione di rischio che esclude la possibilità di partorire a domicilio. La casa dove si vuol far nascere il bimbo deve inoltre soddisfare requisiti ben precisi e viene preparata con cura per il lieto evento. Le ostetriche presenti sono esperte e si aggiornano continuamente. Il loro lavoro è interferire il meno possibile con la fisiologia del parto. Ma se c’è un’emergenza, sono attrezzate per fronteggiarla e in caso di necessità sono pronte a trasferire la partoriente in ospedale”.

TravaglioCome respirare correttamente

Parto in casa: per molte, ma non per tutte

Condizione necessaria per partorire in casa con la massima sicurezza è un’accurata selezione: solo una donna sana, che porta un bimbo sano e ha vissuto una gravidanza priva di complicazioni può, se lo desidera, dare alla luce il suo piccolo tra le mura domestiche.

Secondo le linee guida del Coordinamento Nazionale delle Ostetriche per il Parto a Domicilio e Casa di Maternità (http://www.nascereacasa.it/), la nascita a domicilio è da escludere in presenza di importanti patologie materne come il diabete, la preeclampsia, cardiopatie a rischio di scompenso, epilessia, di accertate patologie fetali come l’iposviluppo grave, la macrosomia e malformazioni che richiedono assistenza medica immediata alla nascita, oltre che in presenza di placenta previa, precedente parto cesareo o interventi chirurgici all’utero, gravidanza gemellare, precedenti di emorragia post partum.

Diabete gestazionaleaffrontalo così

Alle linee guida e all’esperienza delle ostetriche è affidato anche il controllo dell’idoneità dell’abitazione dove deve avvenire la nascita. “Deve distare non più di 30 minuti dall’ospedale scelto come struttura di riferimento, in caso si debba optare per un ricovero”, dice Gioacchini. “Inoltre, dalla 37a settimana forniamo alla futura mamma una lista di ciò che occorre tenere pronto in vista del gran giorno: lenzuola, asciugamani, panni che verranno poi sterilizzati, disinfettanti”.

Un travaglio a misura di mamma e bebè

Al parto a domicilio assistono sempre due ostetriche, entrambe di lunga esperienza, cui talvolta si aggiunge una tirocinante che collabora e impara a osservare.

La loro parola d’ordine è rispetto: della fisiologia, dell’intimità e delle preferenze della futura mamma, dell’andamento naturale del travaglio e della nascita. “Il nostro approccio è fare meno per fare meglio. Se tutto va bene, come accade la maggior parte delle volte, ci limitiamo a osservare e a dare sostegno. Qualunque intervento non necessario è un’interferenza potenzialmente dannosa”, dice Gioacchini. “Se il travaglio va a rilento, non somministriamo farmaci per accelerarlo, ma mettiamo in atto una serie di accorgimenti per favorire naturalmente la progressione: una doccia calda, un cambiamento di posizione della donna. Se i nostri diversi rimedi naturali non funzionano, ci si trasferisce in ospedale”.

E se qualcosa va storto?

Due ostetriche esperte e competenti che dedicano la loro piena attenzione alla donna impegnata in travaglio sono in grado di cogliere per tempo eventuali segnali di difficoltà e, se occorre, procedere a un trasferimento tempestivo in ospedale. Le linee guida indicano la necessità di recarsi in ospedale se il battito fetale, controllato periodicamente con lo stetoscopio, risulta alterato, se il travaglio rallenta o si arresta nonostante gli accorgimenti messi in atto per incoraggiarne la progressione, in presenza di perdite di sangue anomale, se la placenta non viene completamente espulsa entro due ore dalla nascita e in presenza di qualunque altra condizione che le ostetriche giudicano meritevole di attenzione medica.

La borsa dell’ostetrica contiene farmaci e strumenti necessari per affrontare un’eventuale emergenza. “Abbiamo l’ossitocina per arrestare un’emorragia post partum”, dice Gioacchini, “un aspiratore per liberare all’occorrenza le vie respiratorie del neonato, il pallone AMBU, cioè la pompa per la ventilazione e flebo di soluzione fisiologica”.

L'ostetrica a casaanche dopo il parto

Statistiche ancora parziali

Oggi in Italia la percentuale di donne che sceglie di partorire a domicilio o in una casa di maternità oscilla tra lo 0,2 e lo 0,4%. “Cifre che però sono fortemente sottostimate a causa di problemi organizzativi nella presentazione e nella registrazione dei certificati di assistenza al parto (CEDAP)”, dice l’ostetrica. “La casistica limitata non consente ancora di formulare statistiche sull’esito ed eventuali emergenze che possono presentarsi, ma il nostro Coordinamento Nazionale sta raccogliendo tutti i dati relativi alle nascite a domicilio in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano, che li pubblicherà appena possibile”. Quel che sappiamo oggi, sulla base della letteratura medica internazionale, è che la nascita a domicilio in casi selezionati a basso rischio, con l’assistenza di ostetriche professioniste e in condizioni di sicurezza come quelle previste dalle linee guida del Coordinamento Nazionale, comporta la stessa entità di rischio del parto in ospedale. Se la donna è pluripara, cioè ha già dato alla luce un altro figlio, il rischio di parto in casa è inferiore rispetto a quello in ospedale.

Maria Cristina Valsecchi

L'alternativa:casa di maternità

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