9 gennaio 2017

Sono stata una brava nuora

Ho scritto e riscritto questi miei pensieri miliardi di volte. Ho appallottolato una quantità enorme di carta, scarabocchiata in mille forme, riducendola a palline con cui ho fatto tanti canestri. Ho pensato che era giusto farlo, ma ho anche pensato che non ne valeva la pena perché facendolo davo troppa importanza ad un argomento che mi ha fatto male. Mi ha fatto molto male in passato, ma oggi mi è indifferente e questo mi ha resa più forte.

Sono stata una brava nuora, apprezzata e considerata. Sì, lo sono stata fino a quando non sono rimasta incinta. Ricordo ancora le telefonate che mi faceva mia suocera durante le quali si sfogava sulla sua vita, poi più il nulla. Ok, anche io non la chiamo ma non la chiamavo neanche prima.

Il giorno in cui ho fatto l’amniocentesi nessuno si è fatto vivo. La sera mi è stato chiesto di chiamarli per dire loro come stavo. Nonostante pensassi non dovesse partire da me, l’ho fatto. Avendo visto il numero del figlio forse non si aspettavano ci fossi anche io ed hanno esordito così “Abbiamo saputo, andrà meglio la prossima volta.” – Erano in viva voce e quella frase mi ha paralizzata. Temevo che i medici mi avessero nascosto qualcosa. Temevo che mia figlia (ci avevano confermato il sesso) avesse dei problemi. Mi sono girata verso lui e, con gli occhi appannati dalle lacrime e la voce rotta in gola, ho sussurrato “Cosa?”. Lui mi ha guardata come per dire “non saprei” e si è rivolto alla cornetta “Cosa?” – “Si, dai. Vedrai che andrà meglio la prossima volta (io stavo morendo lentamente). Ci sono cose peggiori nella vita di avere una figlia femmina.” – “Che caxxo dite?”. Queste le uniche parole che mi sono uscite dalla bocca e, se mi hanno sentita, meglio. Ho gridato a lui di attaccare il telefono. Lo ha fatto solo dopo che sono uscite altre frasi sconvenienti su nostra figlia. Su mia figlia. Quella è stata l’inizio della fine.

In una giornata in cui dovevo stare tranquilla (mi avevano pur sempre forato la placenta), in un momento di felicità estrema della mia vita (avevo la conferma di aspettare la figlia femmina che desideravo da quando avevo 20anni), ho litigato con lui ed abbiamo dormito separati. Ho pianto tutta la notte raggomitolata sul divano. Come un’araba fenice che risorge dalle ceneri, mi sono svegliata più forte di prima.

A fine settembre mia suocera mi ha telefonata per dirmi che andava a Londra con le amiche e che non avrei dovuto partorire in quei giorni (si certo, perché lo decido io!). Ad ottobre ho partorito, ma non sono venuti perché non potevano e lei non viaggia da sola (Milano-Londra si, Milano-Roma no). Mi hanno chiamata? No, mi hanno fatto gli auguri su Facebook. Forse non ho neanche risposto. Mia figlia è nata l’11 ottobre, loro sono venuti il 16 novembre.

Il 2 gennaio mia figlia è caduta dalle braccia del padre, su un pavimento di marmo. Non aveva neanche 3 mesi. Trauma cranico, sospetta frattura dell’osso parietale (così piccoli non fanno lastre, soprattutto in testa), una notte in ospedale nel reparto di oncologia pediatrica (l’unico libero). Neanche una telefonata!

A maggio mia figlia è stata battezzata. Non sono venuti. Il motivo? Era andata a trovarla la sorella e mi è stato detto che nella vita si devono fare delle scelte. Che lei aveva dovuto scegliere e non le sembrava giusto dire alla sorella che aveva il battesimo della nipote (battesimo organizzato a febbraio). Mi sta bene che ha fatto la sua scelta. Durante la festa mi ha telefonato e l’ho sentita ridere di me insieme alla sorella. Ridevano della torta di pannolini che avevo fatto io. L’ho salutata e ho chiuso la conversazione.

Questa estate ha cercato di organizzare una settimana di vacanza con tutta la famiglia, compresa mia figlia, ma senza la mia presenza. L’ho chiamata e le ho spiegato che non potevamo andare perché non avevo le ferie. Mi ha risposto che io non dovevo esserci. Le ho detto che non ci sarei stata io e neanche mia figlia. Mi ha detto “Non me la lasci?” e che l’altro figlio andava con il nipote e per la madre andava bene. Le ho spiegato che l’altro figlio è separato, il nipote deve stare tot giorni all’anno con il padre e la madre non può opporsi perché sono disposizioni del giudice. Le ho spiegato nuovamente che io sono la madre e non mi allontano da mia figlia e che le vacanze le facciamo in 3 perché siamo una famiglia. E’ caduta la conversazione.

Passano le festività e loro riempiono di regali l’altro nipote. Fortunatamente mia figlia è piena di tutto, soprattutto di AMORE. Questo Natale andremo a Milano per festeggiarlo insieme (lo so, mi tocca) e sapete come ha reagito quando lo ha saputo? “Ah, che bello. Anzi no, non c’è mio nipote.” Eh già, invece di mostrare felicità perché trascorrerà le feste con il figlio e la nipote ha mostrato tristezza perché l’altro nipote starà con la mamma.

Perché ho scritto i miei pensieri? Perché li voglio lasciare al 2016 ed affrontare il 2017 solo con il positive mood e poi perché, forse, altre di voi hanno vissuto o stanno vivendo una situazione similare alla mia. Magari tirare fuori quello che abbiamo dentro non può che farci bene. Non ho scritto questo post per mettere alla gogna qualcuno, ma solo per cercare di capire cosa passa nella testa delle mamme dei maschi.

Un giorno anche io sarò una suocera, ma la nuora sarà mia figlia. Dalla regia mi suggeriscono che vivrò una condizione privilegiata… speriamo…



Fonte: http://www.italiachemamme.it/stata-brava-nuora/

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