7 febbraio 2017

Com’è dolce questo cesareo

Ci sono alcune situazioni in cui non è possibile dare alla luce il proprio bambino naturalmente e bisogna accoglierlo in sala operatoria. Ci sono ospedali in Italia dove, in situazioni che non sono di emergenza, il cesareo è ‘dolce’, perché l’intervento e i primi momenti successivi alla nascita vengono gestiti in modo da regalare ai neogenitori un’esperienza positiva e al bebè la miglior accoglienza possibile. Ecco come.

 

Un altro intervento è possibile

Quando il bebè nasce con un cesareo, nella maggior parte degli ospedali la donna non può avere accanto il compagno, che quindi resta escluso dal momento della nascita. E, spesso, il primo abbraccio tra mamma e bambino è rimandato a un momento successivo, a volte addirittura dopo alcune ore. Eppure queste modalità assistenziali, consolidate e ritenute la norma, non rappresentano l’unica strada. Pur essendo un intervento chirurgico, il cesareo può essere vissuto in modo più dolce e meno medicalizzato. A dimostrarlo sono alcune strutture dove le consuetudini ospedaliere sono state ripensate in modo da favorire la partecipazione del futuro papà e garantire ai neogenitori un’esperienza di nascita più dolce. Ma è possibile che il partner possa stare in sala operatoria?  “Nella maggior parte dei casi sì”, conferma Irene Cetin, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera Sacco di Milano, “sia quando il cesareo è programmato, sia quando si decide di intervenire perché il travaglio non procede o inizia a esserci una sofferenza fetale. In realtà, su 100  cesarei eseguiti in questa situazione, sono al massimo 5 gli interventi effettuati in condizioni di estrema urgenza. Quando non è necessario operare in tempi strettissimi, il cesareo può essere organizzato come abbiamo detto, con il papà accanto alla compagna e il bimbo appena nato subito affidato ai genitori”.

 

In sala operatoria con il futuro papà

Gli ospedali in cui il futuro papà è ben accetto in sala operatoria sono ancora pochi, ma il loro numero è in crescita. “Si è visto che la presenza del partner ha effetti molto positivi, perché la donna si sente più tranquilla e riesce a controllare meglio ansie e paure”, spiega Irene Cetin. “Lungi dall’essere un disturbo, quindi, la vicinanza del futuro papà è d’aiuto anche per gli operatori”.

“Il papà viene fatto entrare in sala operatoria e si siede dietro alla donna”, spiega Rachele Sagramoso, ostetrica a Viareggio. “In questo modo può incoraggiarla e accarezzarle il volto, ma senza vedere nulla dell’intervento dato che l’addome è coperto da un telo”.

Dal canto suo, il papà ha la possibilità di condividere con la compagna il momento indimenticabile della nascita del loro bambino. Inoltre, il fatto di essere accanto alla donna gli risparmia l’inevitabile ansia che in genere si sperimenta in sala d’attesa, aspettando che l’intervento si concluda.

Quando il papà è in sala operatoria può essere coinvolto più attivamente anche nell’accoglienza del bebè che, dopo un primo contatto pelle a pelle con la mamma, viene affidato per alcuni minuti al suo abbraccio.

Nuovi papà9 mesi per prepararsi

Pelle a pelle con la mamma

Qual è la miglior accoglienza per un bimbo che ha appena lasciato il caldo conforto del grembo materno? Venuto alla luce e catapultato in un mondo tutto nuovo e sconosciuto, è tra le braccia della mamma che il piccolo ritrova sensazioni, suoni a lui noti e amati… “Non c’è alcuna ragione scientifica per cui un bimbo che sta bene debba essere separato dalla mamma, portato al nido, messo in una culla termica o tenuto sotto osservazione lontano da lei”, commenta l’ostetrica.

“Se non ci sono anomalie, il piccolo può essere appoggiato sul petto della mamma e restare a contatto con lei, in attesa che venga clampato il cordone ombelicale”, conferma Cetin. “E anche in caso fosse necessario un controllo pediatrico, il bimbo può essere visitato alla presenza del papà e poi subito riportato alla donna”.

In alcuni ospedali, però, c’è la consuetudine di sistemare il piccolo nato con cesareo in una culla termica. È una pratica necessaria?

“Il contatto pelle a pelle con la mamma aiuta il bimbo a mantenere costante la sua temperatura corporea molto meglio di una culla termica”, considera l’ostetrica. “Non solo. La vicinanza consente la colonizzazione del neonato con la normale flora batterica della madre, impedendo così la crescita di batteri pericolosi. Infine, poiché i bimbi a contatto con la mamma piangono meno, si verifica un minor consumo di energie e i livelli di glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, sono migliori”.

Il primo incontroSarà amore a prima vista?

Così nasce la famiglia

Posato sul petto della mamma, al sicuro tra le braccia del papà, il bambino ha la possibilità di adattarsi in modo più dolce e graduale alle novità della vita extrauterina. Il calore, il contenimento, la voce nota e amata della mamma e quella altrettanto nota del papà, il profumo del seno materno che ricorda al piccolo l’odore del liquido amniotico e infine il dolce sapore del latte, garantiscono al bambino la miglior accoglienza possibile indipendentemente dalle modalità con cui è avvenuta la nascita. Inoltre, il fatto di ritrovarsi immediatamente è d’aiuto anche per la neomamma, poiché rende più graduale il passaggio dal ‘prima’ della gravidanza, al ‘dopo’ quando il bimbo diventa una realtà a sé, separata dal corpo materno.

“Dopo la nascita il bambino è in uno stato di veglia calma, ovvero lo stato tranquillo della coscienza, i suoi occhi sono aperti, lo sguardo è attento e cerca il volto dei genitori”, considera l’ostetrica. “Se la neofamiglia ha la possibilità di restare unita, in un ambiente tranquillo, al riparo da interferenze esterne si pongono le basi di un attaccamento sicuro da parte del piccolo e si favorisce l’attivazione di quei meccanismi ormonali (con la produzione di ossitocina e prolattina) che aiuteranno la mamma a prendersi cura del suo bambino e a nutrirlo con il proprio latte”.

E se il cesareo viene eseguito in anestesia generale? “Questa eventualità è ormai molto rara”, spiega Cetin, “ma in questo caso il bimbo viene affidato al papà in attesa che la mamma si svegli e possa abbracciare il suo piccolo”.

 

Sì al rooming in

Il cesareo non interferisce con la possibilità di avere il proprio bimbo con sé, giorno e notte, grazie al rooming in. I benefici della vicinanza sono molteplici: dal benessere del bimbo, alla maggior fiducia in se stessa al momento del rientro a casa, alla miglior riuscita dell’allattamento.

Si è visto infatti che le neomamme che hanno la possibilità di stare vicine al proprio bimbo nelle ore e nei giorni immediatamente successivi alla nascita hanno una maggior probabilità di allattare al seno e per un periodo più lungo. “Però, se la donna ha partorito con un cesareo è indispensabile l’aiuto del personale che sollevi il bimbo dalla culla, lo porga alla mamma e l’aiuti a posizionarlo correttamente al seno”, sottolinea Rachele Sagramoso. “In particolare la prima notte successiva all’intervento, è importante che la neomamma abbia accanto a sé qualcuno che la assista. Può trattarsi del partner, di una nonna, di una doula, ma non dovrebbe restare sola”.

CesareoCosa succede dopo

Cambiare si può

Negli ultimi anni sta crescendo il numero dei punti nascita che praticano un cesareo dolce. Ma seppur in crescita, si tratta sempre di un’esigua minoranza. Come mai? “A causa di problematiche organizzative, ma anche per abitudine”, considera Cetin. “Ma cambiare è possibile, si tratta solo di ripensare ad alcune modalità assistenziali. Il cambiamento richiede tempo, perché le novità suscitano spesso resistenze, ma nel caso del cesareo dolce il carico di lavoro per gli operatori non aumenterebbe, sarebbe solo organizzato diversamente”.

 

Giorgia Cozza



Fonte: http://www.dolceattesa.com/parto/2-2_partorire/

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